Raddoppio “selettivo”

Esistono due tipi di pazzi: quelli che si credono Napoleone e quelli che sperano di risanare le ferrovie (Giulio Andreotti)

Nel 2000, mio padre, dopo aver ricevuto l’incarico di progettare il Minimetrò di Perugia, ebbe dei problemi di salute e, per qualche mese, gli fu impedito di lavorare. All’epoca lavoravo a Bologna e tornai a Perugia per aiutare il suo studio a completare il progetto definitivo che doveva essere consegnato al Ministero dei trasporti entro la Pasqua di quell’anno, pena la perdita dei fondi che erano stati accordati a Perugia per la realizzazione di quest’infrastruttura. Per capire quali fossero le scadenze da rispettare, mi studiai l’accordo di programma tra la città di Perugia e il Ministero. Il finanziamento del Minimetrò era stanziato a valere sui fondi della Legge 211 (la legge sulle metropolitane del 1992…il 1992!) e comprendeva non solo il nuovo People mover ma anche il raddoppio e l’elettrificazione della ferrovia regionale tra Ponte San Giovanni e S. Anna.

Il piano complessivo dell’epoca, poi trascritto nel Pums del 2008, era quello di dotare Perugia di due linee di Minimetrò e di una ferrovia metropolitana da realizzare sia sul sedime ferroviario nazionale, tra Ponte S. Giovanni ed Ellera, che quella regionale dell’ex- Ferrovia Centrale Umbra nel tratto, appunto, tra Ponte San Giovanni e il centro della città.

Come noto a chi è del posto, la prima linea del Minimetrò fu inaugurato nel 2008 (della seconda si sono perse le tracce) e sono state anche realizzate le fermate della ferrovia metropolitana di Ingegneria, Capitini e Silvestrini. Per l’ex-FCU invece, a distanza di più di venti anni, ancora non si è arrivati a capo di niente.

Nelle mie passeggiate agostane ho però visto che oramai ci siamo. Anche qui, come per il Mercato Coperto, siamo agli sgoccioli, i lavori stanno per essere completati. Delle ambizioni del programma inziale non è restato poi granché. La nostra bella lingua si presta a certi artifici comunicativi che servono a descrivere cose che dette con parole più crude sarebbero piuttosto imbarazzanti: il raddoppio dei binari, infatti, non c’è perchè è diventato un raddoppio “selettivo”.

Innanzitutto la galleria di Piscille rimane com’era, a semplice binario. Nel tratto a valle e a monte della galleria il raddoppio è predisposto ma non realizzato, visto che questa strozzatura intermedia lo renderebbe del tutto inutile.  Si vedono già le predisposizioni per la linea aerea ma da quello che ho potuto vedere, nella galleria i pantografi dovranno rimanere abbassati e questo imporrà di utilizzare un materiale rotabile ibrido (elettrico e diesel) che non credo sia disponibile.

La galleria di Piscille al centro. A a destra e sinistra il tracciato a semplice binario nei tratti prima e dopo la galleria.
La galleria di Piscille al centro. A a destra e sinistra il tracciato a semplice binario nei tratti prima e dopo la galleria.

Sicuramente non potranno essere utilizzati i quattro Minuetto che erano stati acquistati per circa 18 milioni di euro dalla Regione Umbria proprio per servire questa tratta. Fermi ad Umbertide, a quanto si sa, staranno svolgendo un servizio “selettivo” anche loro.

Cosa resta, a distanza di venti anni, di quello che veniva chiamato con molta retorica “il nodo ferroviario di Perugia” e del ruolo che le vie ferrate avrebbero avuto nella mobilità della città? Sono rimasto molto colpito da quello che ho potuto leggere nel PUMS di Perugia, perché la risposta è: ASSOLUTAMENTE NIENTE. Riporto, sottolineando i passaggi più importanti, quello che è possibile leggere nella Relazione Tecnica Illustrativa del PUMS approvato nel 2019.

L’approccio seguito dal PUMS nel ridisegno della rete di trasporto pubblico urbano prende le mosse da una serie di valutazioni di seguito richiamate. 1. L’apporto che è in grado di offrire la modalità ferroviaria, nonostante l’integrazione tariffaria vigente da ormai 10 anni nell’area Perugia Corciano, è prevalentemente indirizzato alla componente di scambio extraurbano (solo 700 spostamenti giornalieri utilizzano attualmente il treno per muoversi all’interno dell’area Perugia – Corciano). 2. Gli interventi di manutenzione straordinaria in corso sulla rete ex FCU richiederanno ancora oltre 2 anni per il loro definitivo completamento. 3. Non sono previsti investimenti per il rinnovo del materiale rotabile destinato a circolare sulla rete ex FCU, attualmente costituito da automotrici diesel senza possibilità di incarrozzamento a raso. 4. il piano Triennale dei Servizi della Regione Umbria non prevede incrementi di risorse a favore dell’intensificazione dei servizi di trasporto ferroviario regionale da destinare, ad esempio, all’ intensificazione dei servizi sulle tratte della rete convergenti sul nodo di Perugia. 5. la struttura della rete ferroviaria è in grado di garantire un’ottima accessibilità dal territorio extraurbano ad alcuni poli attrattori di rango regionale e, tramite interscambio a Ponte San Giovanni e intermodalita’ con il Minimetro a Fontivegge, anche con il centro storico. Viceversa, sono relativamente pochi i quartieri che possono contare su una accessibilità diretta alla ferrovia tale da offrire un efficiente servizio in campo urbano. 5. Per prendere in considerazione un utilizzo urbano della rete ferroviaria occorrerebbe poter contare sulla possibilità, attualmente non consentita dalle normative vigenti, di introduzione della tecnologia tram treno e sulla realizzazione di una serie di sfioccamenti dalla linea principale finalizzati ad offrire un’accessibilità diretta a servizio dei principali quartieri della città in modo da consentire l’eliminazione di una quota rilevante dei Servizi Urbani prerequisito indispensabile per garantire la sostenibilità di questo servizio. Tale scenario, come accennato, presenta incertezze sia sotto il profilo della fattibilità tecnica che dal punto di vista della sostenibilità economica e, in ogni caso, la sua realizzazione non può essere attivata dal Comune di Perugia dal momento che il prerequisito essenziale per la sua plausibilità si fonda sull’utilizzo di tutti i rami della rete ferroviaria che converge su Perugia e, quindi, risulta di competenza regionale.”

Senza consultare i documenti tecnici ufficiali, per capire gli stupefacenti risultati di decine e decine di milioni di euro spesi per potenziare le ferrovie perugine e di venti e più anni di attesa per vederli completati, basta entrare nella stazione di Ponte San Giovanni e provare ad acquistare un biglietto per salire a Perugia col treno. Nelle quattro biglietterie automatiche presenti in stazione, dopo aver digitato una qualunque stazione o fermata del “nodo” di Perugia, nel dispaly apparirà la seguente scritta associata al tragitto richiesto: “non vendibile”.

Amen.

Tra i pochi lavori che hanno prodotto dei risultati tangibili di questo gigantesco investimento a vuoto, vi è il sottopassaggio della Stazione di Ponte San Giovanni (a sx nella foto) e il nuovo piano del ferro della stazione. Peccato che il progetto di RFI non abbia neanche preso in considerazione un requisito essenziale per una ferrovia metropolitana, vale a dire l’integrazione con la stazione nel tessuto urbano circostante. Una prosecuzione del sottopassaggio non era troppo complessa da realizzare e avrebbe potuto connettere direttamente Via Manzoni, sbarcando direttamente là dove c’è attualmente una piccola scala (vedi foto a destra).

 


 

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