Aspettando il Mercato coperto

Dentro ogni cinico, vi è un idealista deluso (George Carlin)

Ho appena dato una veloce occhiata alla parte superiore del Mercato coperto, incuriosito dalla scritta “Chiuso per trasferimento” incollata sulla serranda del pescivendolo di Piazza del Circo. Effettivamente sono in corso i lavori di allestimento dei banchi sulla terrazza e, a breve, sembra che questa parte di lavori del mercato sarà finalmente terminata, anche se con più di quattro anni di ritardo rispetto alle previsioni.

Non mi sembra di vedere un fermento analogo nei due piani inferiori, a dispetto del fatto che i lavori sembrano conclusi da tempo. Da quello che ho capito, per la parte interna del Marcato Coperto si attende che si manifesti l’interesse di uno o più privati che completino i lavori relativi alle nuove superfici di vendita e poi gestiscano l’intero complesso immobiliare. Detto altrimenti, il Comune di Perugia ha investito sei milioni di denaro pubblico nella ristrutturazione dell’edificio nella convinzione che l’iniziativa privata avrebbe fatto prima o poi la sua parte ma, purtroppo, questo ancora non è accaduto e chissà quando accadrà.

Fossi nel Sindaco Romizi incomincerei a prendere in considerazione un piano B, mentre se fossi all’opposizione comincerei a chiedere conto di questa scelta[1], considerato come quello che è accaduto e sta accadendo non era poi così difficile da prevedere. Di seguito provo a spiegare il perchè.

All’epoca in cui mi occupai della riqualificazione di questo edificio, tra il 2002 e il 2012, tutti gli esperti di investimenti immobiliari consultati, sia italiani che europei, concordavano su un punto: solo un intervento con una massa critica di almeno 10 mila metri quadri di superficie di vendita avrebbe potuto fare concorrenza alla sterminata offerta commerciale localizzata nella periferia della città. Solo a queste condizioni vi sarebbero state delle aspettative di profitto in grado di stimolare l’iniziativa privata[2].

Senza dubbio molte cose saranno cambiate da allora, ma temo che i margini per un investimento privato nel Mercato Coperto si siano ulteriormente ridotti. Guardando al ruolo della “concorrenza”, lo scenario non è certo migliorato: dal 2012 in poi, le nuove aree commerciali realizzate nelle zone periferiche della città non hanno fatto altro che crescere. Anzi, a dare retta ai comunicati stampa, pare che cresceranno ancora[3]! Intorno a queste nuove realizzazioni in periferia sono poi stati realizzati parcheggi, svincoli, rotonde, insomma tutto quello che consente di arrivarci comodamente in macchina[4]. Di converso il centro storico non ha aumentato la sua accessibilità automobilistica perché, al di là delle (cattive) intenzioni di tanti imbonitori, lo spazio stradale del centro di Perugia è quello che è.

Se invece guardiamo ciò che può offrire il Mercato Coperto dopo i lavori di ristrutturazione, non credo di sbagliarmi di molto affermando che non sarà possibile “mettere a reddito” più di 3 mila metri quadrati di superficie di vendita. Ma non è solo una questione di quantità ma anche di qualità. Se è vero che il Mercato coperto è un “monumento”, con una bella atmosfera e in una posizione paesaggisticamente invidiabile, si tratta comunque di un edificio concepito negli anni ’30 del novecento, caratterizzato da spazi commerciali di profondità molto limitata e con una selva di pilastri a poca distanza l’uno all’altro[5].

Insomma, considerate le evoluzioni dello scenario complessivo e le caratteristiche dell’edificio, così come è stato concepito dall’ufficio tecnico comunale, ho dei forti dubbi che il Mercato coperto tornerà ad assumere il ruolo che ha occupato in passato in questa città. Allo stesso modo, sono molto pessimista sul rilancio del Centro Storico che l’amministrazione della città ha inteso associare al successo di questo intervento [6]. Temo piuttosto che, terminati i lavori dopo anni d’attesa, ci accorgeremo che tutto resterà come prima, con qualche amarezza in più e qualche illusione in meno [7].

In questa città si sente la mancanza di molte cose e ciascuno ha il suo personale cahier de doleance. Dal mio punto di vista, questa vicenda del Mercato Coperto mette in evidenza due gravi mancanze che riguardano le sue istituzioni, intese come il corpo politico e amministrativo che “regna” a Palazzo dei Priori. Innanzitutto manca una capacità d’intervento che vada oltre la realizzazione della singola opera pubblica. Si fa molta fatica a cogliere una strategia complessiva che coordini i lavori pubblici con l’insieme dell’azione amministrativa della città e tutto sembra esaurirsi nel compimento del processo di realizzazione dell’opera, tra l’alto sempre in ritardo rispetto alle previsioni. Gli interventi, poi, vengono programmati senza prendere in considerazione la loro vita nell’arco del tempo e questo, non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista sociale ed ambientale.

Manca poi, da decenni oramai, una cosa che si chiama urbanistica. Urbanistica significa innanzitutto visione d’insieme. Non ha senso immaginare un rilancio del Centro storico se, al contempo, crei le condizioni perché tutti gli investimenti pubblici e privati si dirigano altrove. Non ha senso prefigurare nuove soluzioni di mobilità, per esempio il Minimetrò o altri servizi di mobilità alternativi all’auto, se non sono coerenti con lo sviluppo urbanistico ed edilizio del territorio. Non ha senso realizzare una città per singoli interventi edilizi senza pensare allo spazio pubblico che deve integrarli l’uno all’altro.

Pur essendo lontano, come estrazione politica, dalla maggioranza che amministra la città, al momento dell’insediamento del centro-destra, ho sperato che, dopo anni di dominio senza alcuna alternanza della sinistra, si sarebbe percepita una discontinuità. Come ho avuto già modo di argomentare su questo Blog, più o meno a partire dalla metà degli anni ’80, le giunte di sinistra si sono distinte per una gestione del territorio dissennata. In un contesto di rallentamento del ciclo economico e demografico dopo i famosi “Trenta gloriosi”, l’urbanistica perugina ha puntato, imperterrita, sull’espansione, la dispersione, il decentramento funzionale e la mobilità privata su quattro ruote. L’esperienza del centro-destra non ha modificato i tratti salienti di questo approccio. Dopo alcuni anni, è ormai evidente che in questo campo l’esperienza politica delle giunte Romizi non abbia portato nessuna innovazione di rilievo rispetto alla precedente stagione politica.

Evidentemente essere conservatori questo significa, mantenere lo status quo, qualunque esso sia.

 



[1] Credo che sia possibile affermare che una parte del successo di Romizi alle elezioni del 2014 sia da collegare alle continue polemiche relative all’intervento al Mercato Coperto, inizialmente promosso da Boccali, e al ruolo che al ballottaggio ebbero le liste civiche che si erano formate in opposizione a quel progetto. Non a caso il Vicesindaco della prima giunta Romizi era Urbano Barelli, il responsabile di Italia Nostra che guidò l’opposizione al Project financing di Nova Oberdan.

[2] Va infatti chiarito subito che anche per la Giunta Boccali non vi era alcun dubbio che l’operazione avrebbe dovuto compiersi attraverso un partenariato pubblico-privato. La logica era quella ben collaudata negli anni dal centro-sinistra: cambiamento di destinazione d’uso delle aree tramite variante al Piano regolatore, creazione di valore immobiliare, partecipazione pubblica all’investimento tramite questa nuova dotazione di capitale.

[3] https://www.perugiatoday.it/attualita/collestrada-ampliamento-centro-commerciale-comune.html. Notare l’occhiello: “La giunta Romizi: investimento poderoso, opportunità da cogliere”

[4] Questi nuovi spazi commerciali sorgono nello spazio indistinto a bassa densità e compattezza dove prospera l’automobile e fallisce ogni possibilità di accesso efficace ed efficiente con il mezzo pubblico. Ma neanche l’accessibilità ciclistica o quella pedonale sono prese in considerazione, benché tutte le nuove realizzazioni commerciali degli ultimi tre decenni sono collocate nelle zone pianeggianti della città.

[5] Il Mercato Coperto è uno dei primi esempi di struttura in cemento armato a Perugia. La maglia traversale dei pilastri come sa bene chi ha parcheggiato al piano terra dell’edificio supera a malapena la larghezza di una macchina.

[6] L’intervento del Mercato Coperto va visto in sinergia con quello adiacente degli “Arconi”, con la realizzazione della nuova Biblioteca. Anche in questo caso oltre ad attenderne l’apertura da alcuni anni, nutro qualche dubbio sulla gestione di questo nuovo spazio. A chi sarà affidata e quale sarà il modello di funzionamento? Sarà pubblico o privato? Sarà un’iniziativa stabile o un progetto a termine finanziato con fondi regionali/europei?

[7] Si tratta di un “film” già visto a S. Francesco al Prato con l’Auditorium, per l’intervento a Monteluce e di tanti episodi di ristrutturazione edilizia sparsi nel centro storico, tutti promossi da investimenti pubblici. Nessuno di questi interventi, preso singolarmente o nel loro insieme, ha innescato nessun processo di rigenerazione urbana. È quello che mi attendo che accadrà anche a Fontivegge dove la costellazione di piccoli interventi promossi dalla Giunta Romizi, tra l’altro non indimenticabili dal punto di vista architettonico,  non cambieranno certo il volto di un quartiere sfigurato da una serie d’interventi edilizi uno più scadente dell’altro.

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