Qual è l’obiettivo?

Nelle fasi inziali della pandemia, sembrava che l’obiettivo della strategia di contenimento dei governi di tutto il mondo fosse “flatten the curve” cioè fare in modo che il numero di pazienti trattati per Covid19 non eccedesse una data soglia che avrebbe impedito una normale gestione ospedaliera. Considerando come tenere le persone distanziate riduca la diffusione del virus e di conseguenza gli ammalati che hanno bisogno di cure in ospedale, lo strumento individuato per evitare tutto questo fu il lockdown[1].

Questa strategia non è mai stata formalizzata[2]. Se lo fosse stato, sarebbe stato evidente che in Italia lo strumento (il lockdown) non era concepito per raggiungere l’obiettivo (ridurre le ospedalizzazioni), almeno non sempre e ovunque[3].

Non tutte le regioni italiane presentavano infatti lo stesso numero di contagiati e ospedalizzati né era uniforme il numero di posti in terapia intensiva per abitante. Venne invece utilizzato dovunque lo stesso strumento, a Bergamo come a Siracusa, in grandi città come in alta montagna. Fu così che si fermarono attività economiche e sociali dove il tasso di contagiati giornalieri era dieci, cento, mille volte inferiore a quello di alcune province italiane in cui gli ospedali erano già drammaticamente in crisi.

Nella pianificazione strategica la corretta individuazione dell’obiettivo è lo snodo concettuale più importante nella definizione di una strategia d’intervento. L’obiettivo deve essere SMART che è l’acronimo di specific, measurable, achievable, relevant, time bound. Per chi non ha dimestichezza in queste cose significa che un obiettivo deve essere ben circostanziato e descritto (S), deve dunque essere corredato da strumenti e tecniche in grado di misurare se lo si stia raggiungendo o meno (M), che sia fattibile (A), per esempio guardando a cosa è accaduto in passato o in ambiti simili, che sia in grado di risolvere i problemi che si sta tentando di affrontare (R) e che sia pensato per essere raggiunto in una lasso di tempo predefinito (T).

Solo quando una strategia è contraddistinta da un obiettivo ben individuato è possibile entrare nel merito della sua efficacia sia dal punto di vista generale che delle sue parti, soprattutto nei nessi logici che intrattengono i mezzi con i fini, l’analisi del problema con la sua soluzione.

In democrazia, la strategia che un governo intende perseguire per la soluzione di un problema – a maggior ragione se si tratta di una grande emergenza nazionale – deve essere sempre chiara ed esplicita. Non c’è in ballo solo il tema dell’efficacia ma anche della trasparenza come del consenso. Se è indubbio che solo degli esperti possono proporre delle soluzioni a fronte di un’analisi del problema, il criterio di scelta della soluzione ottimale, compresa l’allocazione dei costi e dei benefici come dei rischi e delle opportunità, deve sempre essere resa chiara e comprensibile a tutti.

Questo aspetto ha una duplice rilevanza. Innanzitutto chi prende le decisioni deve rendere conto del proprio operato sia ex ante che ex post per garantire verifiche e controlli adeguati[4]. In secondo luogo, il successo di una strategia d’azione è legato anche al grado di partecipazione con cui la strategia è stata messa a punto e dal consenso che è in grado di riscuotere, a molteplici livelli.

 Nel caso della pandemia da coronavirus queste condizioni non si sono verificate sin nelle fasi iniziali e continuano a non verificarsi oggi che, nel corso del 2021, dallo strumento lockdown, prima generale e poi parziale, si è passati all’utilizzo dello strumento vaccino.

Oggi, come un anno fa, ciò che non è assolutamente né chiaro né intellegibile è se l’obiettivo della campagna vaccinale italiana sia azzerare la circolazione del virus o portare le ospedalizzazioni verso una soglia accettabile, anche in caso di nuove ondate, o altro ancora.

Questa indefinizione dell’obiettivo si percepisce in ogni dimensione: non è dato sapere quanti e che tipologia d’italiani (fasce d’età, contesti professionali etc.) si punti a vaccinare (S); quali siano gli indicatori da prendere in considerazione e le fonti dei dati per verificare l’avvicinamento al target (M); se questo risultato sia fattibile alla luce della disponibilità di dosi, di capacità di intercettare la popolazione da vaccinare etc. (A); quanto il raggiungimento dell’obiettivo specifico sia rilevante ai fini della ripresa della vita economica e sociale pre-pandemia (R), in quali tempi si intende raggiungere l’obiettivo o, detto altrimenti, quando si dichiarerà conclusa la campagna vaccinale e sarà possibile ritornare ad una vita senza restrizioni (T).[5]

In questo contesto indefinito ed opaco dell’azione di governo – che non può essere giustificato con l’emergenza visto che in altri paesi nelle nostre stesse condizioni, la strategia è stata formalizzata molto meglio, si veda, per esempio, il caso della Gran Bretagna – s’inserisce da poche settimane la questione del green pass.

Nato come strumento per muoversi all’interno dell’Unione Europea ed evitare quello che era accaduto lo scorso anno, cioè che ogni paese membro adottava misure differenti per concedere di entrare nel suo territorio, in Francia e in Italia è diventato poi il lasciapassare per accedere in alcuni luoghi, mezzi di trasporto o per esercitare alcune attività all’interno dei confini nazionali.

Considerato come il vaccino non impedisca né di contagiarsi né di contagiare, che non sia ancora chiaro in quale misura riduca la probabilità di contagio a causa delle continue mutazioni del virus, che è ormai chiaro l’assoluta equivalenza in termini di trasmissibilità del virus tra vaccinati e non vaccinati[6], la ragione di un simile provvedimento va rintracciata solo nello spingere le persone non ancora vaccinate a vaccinarsi, senza introdurre un obbligo di legge ma rendendo difficile e deprivata la vita dei non vaccinati.

Senza entrare nella complessa questione giuridica se tutto ciò sia legittimo dal punto di vista del rispetto dell’art.32 della Costituzione, se non sia più opportuno un obbligo vaccinale al posto di una cosiddetta “spinta gentile” che, a parer mio, gentile non è affatto, ciò che voglio sottolineare è che, ancora una volta, il Governo sta utilizzando uno strumento in termini indifferenziati senza aver chiarito e sottoposto a valutazione quale obiettivo stia perseguendo.

A riprova di questa tesi, uso come esempio il tema della vaccinazione dei minori, tema che sto vivendo personalmente con angoscia, avendo due figli, uno di 15 e un’altra di 14 anni.

Senza green pass i miei figli non potranno fare sport o viaggiare, obbligheranno i compagni di classe vaccinati ad indossare comunque la mascherina durante le lezioni quando riprenderà la scuola e, già da qualche settimana, non possono mangiare in un ristorante al chiuso con papà o mamma vaccinati, così come non possono andare al cinema o a un concerto, anche se all’aperto.

Io non riesco a comprendere il motivo di un enormità simile.

Come sappiamo oramai con molti dati a disposizione, più si è giovani e più si riduce il rischio di avere conseguenze gravi dal Covid19. La soglia per cui la letalità inizia a fare un salto di uno o più ordini di grandezza è i 50 anni. Se si osserva il numero dei decessi e dei decorsi gravi del Covid19 per i minorenni, in Italia siamo nell’ordine di qualche decina nell’arco di due anni di pandemia che ha mietuto oltre 130 mila vittime. Si tratta dunque di un numero irrisorio e che conta al suo interno soggetti con gravi patologie, estremamente fragili.

Se l’obiettivo della campagna vaccinale italiana è quello di ricondurre il Covid19 agli effetti di un’influenza stagionale, cioè una patologia che il sistema sanitario è in grado di affrontare senza che subentri alcun tipo di emergenza, il rischio di inoculare un farmaco ad un soggetto sano con probabilità pressoché nulle di ammalarsi non ha alcun senso.

Non ha senso dal punto di vista individuale, visto che il vaccinato correrebbe inutilmente i rischi degli effetti collaterali di un trattamento farmacologico, in particolare se utilizzato su larga scala solo da pochi mesi[7]. Non ha senso dal punto di vista collettivo, perché non sono i giovani, tanto meno quelli in età scolare, che riempiono le corsie degli ospedali e le terapie intensive, dunque non sono loro (a meno che non siano soggetti fragili) che mandano in crisi il sistema ospedaliero.

Ora è probabile che non abbia capito che in realtà l’obiettivo della campagna vaccinale debba necessariamente essere un altro. Per quanto che ne so io, potrebbe anche essere efficace e opportuno fare come dichiarato in Nuova Zelanda, puntare all’eradicazione del virus, il cosiddetto ZERO COVID target, motivo per cui il paese si ferma completamente anche in caso di un modesto focolaio e che i confini del paese siano chiusi ermeticamente[8]. In questo quadro, o in altri, non lo so, la vaccinazione dei miei due figli potrebbe avere quel senso che oggi fatico a comprendere e dunque condividere.

Ma come cittadino e come padre che deve prendere delle decisioni ed assumersi delle responsabilità non sarebbe oramai giunto il momento che io conosca e comprenda quale sia l’obiettivo della campagna vaccinale decisa dal Governo? Considerando la pervasività delle regole che si stanno adottando è troppo pretendere che queste siano ancorate a una strategia generale chiara nelle sue premesse e chiara nei risultati che si prefigge di ottenere? E ancora, su temi di questa rilevanza non è forse il Parlamento il luogo più adatto per spiegare al Paese quali soluzioni si stanno adottando e soprattutto per quale motivo lo si stia facendo[9]?



[1] Nota del 25/8/2021 – In realtà lo strumento vero e proprio è il distanziamento sociale e fisico che poi assume diverse forme: il lockdown totale che abbiamo sperimentato nel 2020 in Italia ma anche il coprifuoco, l’ingresso contingentato in alcuni spazi, la chiusura di alcune attività specifiche… Il principio che si adotta in questi casi è la riduzione del rischio, in un’ottica costi-benefici. Per esempio si permette alle persone di prendere un treno se pur con un affollamento pari o superiore a quello di un cinema che invece resta chiuso, assumendo che la prima attività, dal punto di vista di sistema, sia più necessaria dell’altra.

[2] Nota del 25/8/2021 – Per formalizzata, come scrivo più avanti nel testo, intendo con una lettura dello scenario, l’individuazione dell’ambito d’azione, la definizione di obiettivi e la predisposizione di una serie di misure in grado di raggiungere gli obiettivi, con un sistema di monitoraggio costituito da indicatori e target…

[3] Perché non è stato adottato il lockdown nelle sole Province/Regioni in cui gli ospedali erano in crisi e impedire lo spostamento da e per queste zone? Perché non è stata immediatamente avviata un’indagine a campione (con i pochi tamponi a disposizione) per cogliere lo stato di diffusione del virus prima di adottare misure indifferenziate?

[4] Nota del 25/8/2021 –  Mi è stato insegnato che la democrazia, al di là di aspetti etici e morali, nel tempo è un sistema più efficace di altri perché permette che non vi siano “uomini soli al comando” che possano compiere errori clamorosi.

[5] Nota del 25/8/2021 –  Sul sito del Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, si leggono i diversi comunicati da cui non è assolutamente desumibile alcuna strategia. Il comunicato del 24 agosto, per esempio, ci informa sul numero di vaccinazioni effettuate e sulla fattibilità del target dell’80% di vaccinati sopra i 12 anni, entro il 30 settembre. Ma la vaccinazione è un mezzo non un obiettivo. Sappiamo, per esempio, la disaggregazione per fasce d’età delle persone da vaccinare? Eppure la letalità e il rischio di ospedalizzazione è molto diversa, soprattutto per fasce d’età ma anche per caratteristiche socio-demografiche. Se, per assurdo, ottenessimo il 100% dei vaccinati sotto i 40 anni e il 60% dei vaccinati per gli over 50, per quello che sappiamo, alla prossima ondata – e con una variante con una maggiore letalità risetto alla Delta – ci troveremmo esattamente nelle condizioni di non aver “piegato la curva” né eradicato il virus…

[6] Nota del 25/8/2021 –  Nel caso di una strategia SMART sarebbe necessario formalizzare, nero su bianco, il tasso di riduzione del contagio cui s’intende riferirsi (S) e se possibile corredarlo di dati che ci rassicurino sulla sua fattibilità (A). In termini generali possiamo osservare che la diffusione del contagio è avvenuta in questi ultimi 3 mesi, in ogni paese del mondo, con un trend del tutto simile al passato, anche in presenza di un’alta percentuale di vaccinati. Se il vaccino viene utilizzato con l’obiettivo di ridurre le ospedalizzazioni e i decessi – e non per evitare il contagio e la trasmissibilità del virus – dovremmo  formalizzare a quale riduzione tendiamo e verificare la fattibilità dell’obiettivo. Ad oggi, si osserva che per gli over 50 in UK, l’incidenza dei ricoveri si riduce del 50% e questo in termini relativi. Questo basta per ridurre i carichi ospedalieri? Se si prendono in considerazione i numeri assoluti, cioè tenendo conto che oggi i vaccinati sono più dei non vaccinati, emerge che il numero delle persone vaccinate in ospedale è la grande maggioranza e il trend delle ospedalizzazioni potrebbe seguire lo stesso andamento che è stato osservato in passato.

[7] Nota del 25/8/2021 – La maggioranza delle persone si fida del vaccino alla pari di altri trattamenti prescritti da un medico. Per molti iniettarsi i diversi tipi di vaccino equivale a sottoporsi a un trattamento di antibiotici. Perché no? Perché preoccuparsi? Si vuole forse sospettare che le strutture preposte alla salvaguardia della nostra salute siano in malafede impreparate o peggio, in malafede e al soldo di qualcuno?  Per quello che mi riguarda, ho già visto compiere degli errori marchiani dai cosiddetti esperti e credo nel cosiddetto principio di precauzione: quando non se ne sa abbastanza si cerca di limitare, per quanto possibile, i potenziali danni di questa carenza d’informazioni. Nel mio caso, avendo una ragionevole certezza che i miei figli non corrono nessun rischio dal Covid-19 mentre non mi sono chiari i vantaggi del fatto di vaccinarsi, sia dal punto di vista individuale che collettivo, preferisco non fare niente ed attendere che vi siano maggiori informazioni al riguardo.

[8] Nota del 25/8/2021 – Si guardi alle misure adottate proprio gli scorsi giorni: in presenza di 150 casi accertati in termini cumulativi e a fronte di una popolazione di 5 milioni di abitanti, la Nuova Zelanda è in lockdown.

[9] Nota del 25/8/2021 – Da troppo tempo ormai il ruolo del Parlamento si manifesta solo nel momento in cui si converte in legge la decretazione d’urgenza, con una congerie di emendamenti apportati da quella o quell’altra fazione che intende difendere gli interessi di quella o quell’altra categoria. Questo significa che il ruolo del Parlamento si manifesta solo in termini formali, marginali, e non sia più realmente al centro del funzionamento istituzionale, posizione invece occupata dal potere esecutivo, dalle diverse “cabine di regia”, dalle circolari ministeriali e, recentemente, dalle FAQ.

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