Un nuovo stile di mobilità per le nostre città

Da alcuni anni i servizi innovativi di Sharing mobility come per esempio il bikesharing, il carpooling o il carsharing, grazie alle nuove tecnologie digitali e alla diffusione delle piattaforme di condivisione, mettono a disposizione nelle nostre città nuovi servizi di mobilità. Questi servizi, consentendo di condividere anche un veicolo individuale ma non di proprietà, spingono a consolidare la consapevolezza che il proprio mezzo di trasporto rappresenti un’opzione tra le altre, spesso “il mezzo di trasporto di ultima istanza”.

Tutte le analisi condotte sino ad oggi sul comportamento degli utenti che utilizzano abitualmente i servizi di Sharing mobility sono concordi nel riscontrare un cambiamento d’abitudini che si traduce in una riduzione complessiva del consumo di mobilità, delle percorrenze veicolari – tanto con il proprio mezzo di trasporto che con quelli in sharing – oltre a una maggiore propensione all’utilizzo di altre modalità come il trasporto pubblico, l’andare a piedi e in bicicletta.

Se è molto importante sottolineare questo cambiamento di mentalità, è altrettanto importante comprendere come questo fenomeno, da solo, non sia ancora sufficiente per rivoluzionare il modello di mobilità delle nostre città.

Perché si affermi e consolidi un nuovo stile di mobilità multimodale infatti è necessario che si affermi e consolidi anche un’offerta di trasporto multimodale. Detto altrimenti, se vogliamo davvero rivoluzionare il modo di muoversi nelle nostra città, occorre rilanciare una strategia d’intervento che capovolga l’attuale ripartizione modale nelle aree urbane e indirizzi prioritariamente gli sforzi e gli investimenti dove si concentra la maggior quota della domanda di mobilità del paese. Ciò che occorre è investire nelle città per ampliare e migliorare l’offerta dei servizi di trasporto pubblico e per realizzare un ambiente urbano favorevole al muoversi a piedi e in bicicletta. Questi sforzi devono poi essere accompagnati da politiche che disincentivino la mobilità privata nelle aree urbane istituendo o ampliando i perimetri delle Zone a basse emissioni (o Low Emission Zone) e delle Zone a bassa velocità (o Zone 30), scoraggiando la sosta dei veicoli lungo la strada e riducendo, in generale, lo spazio pubblico concesso al mezzo privato.

 

 

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